Storia della polemica intorno all'identità delle ossa di Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa
Cleonice Baggini

Storia della polemica intorno all'identità delle ossa di Sant'Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa

scoperte l'anno 1695 nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia

Regia Università di Pavia, Pavia
Capitolo III

Esposizione della tradizione favorevole all'identità

 

Narra Paolo Diacono (126) che Liutprando acquistò il corpo di S. Agostino in Sardegna e lo portò al Ticino: "Liutprandus quoque audiens, quod Saraceni, depopulata Sardinia, etiam loca illa ubi ossa S. Augustini episcopi propter vastationem barbarorum olim traslata et honorifice fuerant condita, foedarent, misit et, dato magno pretio, accepit et transtulit ea in urbem ticinensem, ibique cum debito tanto patri honore condidit". Questo fatto avvenne tra il 721 e il 725; non si può stabilire l’epoca esatta. "La verità si è che, dice il Muratori, che l’anno è incerto, ma certissima la traslazione". Le parole di Paolo Diacono sono desunte dal Venerabile Beda, il quale ne tratta nella sua Cronaca (127) e nel Martirologio (128). E di questa traslazione avevano già parlato altri martirologi, come quello d’Usuardo (129), che la fissa al 28 Agosto, mentre altri la fissano al 28 febbraio, giacchè la fama di questa traslazione aveva oltrepassato i confini del regno longobardico, spandendosi ovunque nel mondo cattolico, che invidiava a Pavia l’onore di custodire le spoglie del più grande genio del Cristianesimo. Ne avevano trattato anche cronisti. Infatti Sigeberto, l’anno 721 (130) scrive: "ossa sancti Augustini Hipponensis episcopi olim translata ad Sardiniam, vastata modo a Saracenis Sardinia, Liutprandus rex Longobardorum, dato magno pretio transfert Papiam". Dall’anno 734 (131) abbiamo: "Liutprandus rex Longobardorum audiens, quod Saracenis depopulata Sardinia, etiam loca illa foedarent, ubi ossa sancti Augustini episcopi propter vastationem barbarorum olim translata, et honorifice fuerant recondita: misit et dato pretio magno accepit, et transtulit ea in Ticinis, ibique ea cum debito tanto patri honore recondidit". Intanto traevano al sepolcro d’Agostino i fedeli d’ogni parte del mondo. Celebre è la visita di Papa Zaccaria, che giunto sulle rive del Po, fu incontrato dagli ottimati del regno, che lo condussero con solenne accompagnamento in S. Pietro in Ciel d’Oro, dove il giorno dopo, festa del titolare, celebrò solennemente i pontificali alla presenza del re Liutprando; e alla tomba di S. Agostino attinse quella forte eloquenza, che valse a piegare l’animo del re recalcitrante e adirato contro l’esarca Eutichio (132). I pellegrini che passavano per Pavia si soffermavano alla tomba del Santo. E ne abbiano prove negli itinerari e nelle sillogi epigrafiche del secolo VIII e IX (133), che con le memorie di Roma, recano pure quelle del loro omaggio reso al grande Dottore della Chiesa. Wandalbert, monaco Prumiense, che fioriva circa l’anno 851, così celebra la festa della traslazione del corpo di S. Agostino: "Augustine Pater, festo celebraris eodem, Aurea quem servant Italia nunc templa sepultum" (134). Nell’anno 1022 Benedetto VIII celebra un Concilio (135) in S. Pietro in Ciel d’Oro alla presenza di Enrico Imperatore. In tale circostanza il Papa fece solenne ricognizione delle reliquie di S. Agostino, togliendole momentaneamente dal luogo dove erano state deposte da Liutprando. Dinanzi al corpo del Santo, il Papa si prostrò con viva pietà, come pur fecero l’imperatore, i vescovi ed un immenso popolo accorso allo straordinario evento. Fu in tale occasione che Egelnoto, Arcivescovo di Canterbury, ottenne la famosa reliquia agostiniana dell’omero sinistro, custodita dapprima a Coventry (136) e poi all’Abbazia di Gladstone (137). Leone IX sulla tomba di S. Agostino celebra un Concilio il 14-20 maggio 1059 (138). Avvenimento di grande importanza per la basilica di S. Pietro è la solenne consacrazione della medesina, fatta da Innocenzo II agli 8 di Marzo 1132, com’egli stesso ne scrive all’abate Anselmo il 4 Giugno del medesimo anno (139), ciò che dimostra sempre più la venerazione per questa chiesa ove giacciono le insigni reliquie di S. Agostino. Del 1187 abbiamo la testimonianza di Gottifredo (140): "Imperatorem Leonem iniquum et incoregibilem totam Italiam a suo imperio discedere persuasit. Eo tempore reliquie sancti Augustini de Sardinia in Papiam a Liutprando, rege Longobardorum deportantur". Filippo Premonstratense ci è testimonio circa il 1200 della importanza e preziosità del sacro deposito: "Mallem in eclesia nostra (S. Petri in Coelo Aureo) conservari pretiosas reliquias Augustini, quam pomposas Craesi divitias" (141). Galvaneo Fiamma (142) circa lo stesso anno 1200, esce in questa esclamazione: "Ecce perdidisti carochium tuum, expecta quod cito exportabimus rigorosium et postea exportabimus beatum Augustinum et ponemus eum apud beatum Ambrosium". Gregorio IX in una Bolla del 1228 ai Canonici Regolari, motivata dalla loro riluttanza in riconoscere questo monastero come centro della loro congregazione mortariense "Cum igitur quatuor sunt, quae specialiter videatur exigere, videlicet reverentia S. Augustini cuius corpus requlescit ibidem (in S. Pietro in Ciel d’Oro) autoritas loci, devota cleri et populi Papiens…" (143). L’anno 1236, quando "Dominus Rudubaldus episcopus fecit inquirere corpora sanctorum quae erant in civitate Papie", fu trovato il corpo di S. Agostino nella chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro: "In Confessione iacet corpus Beati Augustini", come furono trovati tutti gli altri fuori della cripta (144). Vincenzo Belluacense circa l’anno 1244 scrive (145), dopo aver parlato della traslazione fatta da Liutprando: "quod autem in praedicta ecclesia corporis eius pretiosus thaesaurus reconditus est stupendo et evidenti miraculo elucexit; siquidem in crypta in qua iacet, puteus est qui aliquot annis in die festi superandus totam cryptam supereffluxit". L’anonimo Ticinese, che viveva nel 1330, racconta che mura di Pavia vennero ampliate (146) "propter illum (Augustinum) intra nobis septa servandum, a parte illa per murum tertium tantum terrae spatium incluserunt, quod illud monasterium sancti Petri nunc intra urbis moenia retinetur". L’anno 1327 Papa Giovanni XXII concedendo agli Eremitani di stabilirsi in S. Pietro in Ciel d’Oro colla Bolla "Veneranda Sanctorum Patrum doctorum" dice: "Dignum arbitramur et congruum, ubi tanti doctoris corpus et praesulis tumulatum quiescere dicitur... specialiter honoretur, quatenus inibi tamquam membra suo capiti, filii patri, magistro discipuli, duci milites coherentes deo et ipsi sancto, auctoritate apostolica precordialius iubiletis, ubi et Preceptoris vestri Patris, Ducis et capitis Augustini, noveritus reliquias fore sepultas". Lo scopo del Papa è quello di accrescere il culto al Santo e di riunire i figli al padre, il cui corpo sanno là essere sepolto (147). L’anno 1329 il Capitolo Generale di Parigi commette di trattare coi Canonici per l’edificazione del convento di S. Agostino e: "de custodiendo corpus gloriosum doctoris beati patris Augustini", il che prova che la comune credenza riteneva che appunto lì fosse il corpo di S. Agostino (148). L’anno 1330 l’anonimo Ticinese dice chiaramente che il corpo di S. Agostino esiste nella cripta (149): "Et est sciendum quod visitantes altaria et archas sanctorum corporum, presertim beatorum confessorum Syri et Augustini, qui sunt in cryptis ecclesiarum". E più avanti: "Toto anno feria secunda in ecclesia Sancti Petri in Coelo aureo, ubi est corpus beati Augustini". Qui si obbietta l’altro fatto seguente che dice essere sepolto il corpo di S. Agostino non nella cripta, ma in "profundo et secretissimo loco per talem artificium quod auferri non possent, etiam si illic multi per multum temporis laborarent". Ma qui le parole dell’anonimo non riportano che la leggenda popolare durata sino alla invenzione delle sacre reliquie (1695). D’altra parte ho prima discusso intorno al "profundo" e "secretissimo". Pure dell’anno 1330 abbiamo la testimonianza di Francesco Petrarca (150) il quale in una lettera a G. Boccaccio dice: "Vidisses ubi sepulchrum Augustinus, ubi exilii senilis idoneam sedem vitaeque exitum Severinus invenit, urnisque nunc geminis sub eodem tecto iacent, eum Liutprando rege, qui ipsum Augustini corpus e Sardinia in hanc urbem transtulit, devotum, piumque consortium clarorum hominum…". E continuando la nostra rassegna negli anni, abbiamo un manoscritto (151) dell’anno 1331, in cui dopo aver parlato della chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro, si dice: "ubi corpus beati Augustini residet tumulatum". Pure del medesimo anno 1331 abbiano all’Archivio di Stato di Milano (152) un documento in cui si parla della Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro: "ubi corpus eiusdem beati Augustini residet solemniter tumulatum". Nell’anno 1335 Benedetto XII in una concessione agli Eremitani dice, parlando della chiesa di S. Pietro: "ubi corpus gloriosi confessoris Augustini venerabiliter requiescit" (153). L’anno 1338 il Torelli (154) riferisce che il Capitolo Generale di Siena dispone che: "ogni anno si dovesse recitare alli 5 di giugno l’ufficio della Reunione dell’Ordine nostro al sacrosanto e venerando corpo del nostro glorioso Patriarca S. Agostino, e tutto ciò perché in detto giorno fu dato all’ordine nostro il possesso d’un sito appresso la chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, nella quale riposa il detto corpo". Questo fatto serve ad attestarci che la tradizione confermante l’esistenza del corpo di S. Agostino in S. Pietro in Ciel d’Oro dura tuttavia; abbiamo infatti che nell’anno 1342 (155) "fu ordinato dai pavesi per legge municipale che nell’avvenire ogni anno per fare onore alla festa del gloriosissimo dottore della Chiesa S. Agostino, nel mese d’agosto, et per sussidio delle spese del pane et vino, et altre vitovaglie di companatico per i frati Eremitani di quell’ordine si avessero a pagare in elemosina libre 50 imperiali delle entrate della Republica di Pavia". L’anno 1362 si iniziano i lavori dell’arca sotto il priorato del P. Maestro Bottigella (156). Dell’anno 1366 si ha un documento dell’Archivio Segreto Vaticano (157), nel quale i religiosi supplicano il Pontefice Urbano V a dì 6 luglio 1366, che avendo essi fatta fare "quamdam archam ponendam super sepulchrum corporis antedicti doctoris S. Augustini et Canonici […] impediant […] dignetur Sanctitas sua mandare dictis Canonicis, ut dictum opus nullatenus audeant impedire". Nel 1378, secondo il Bossi (158), fu tanto il concorso della gente per la festa di S. Agostino che bisognò prendere precauzioni perché non mancasse il pane in Pavia. Nei Regesti dei Priori Generali Agostiniani troviamo frequentemente concessioni fatte ai religiosi che facevano domanda di visitare i sepolcri dei SS. Pietro e Paolo in Roma e di S. Agostino in Pavia. Così nel 1389 addì 2 Febbraio "concessimus licentiam Fr. Sanni Tebot visitandi limina apostolorum Petri et Pauli et corpus beatissimi patris Augustini" (159). L’anno 1393, "die quinti Iulii […] concessimus licentiam fratri Mariano Mathei de Senis eundi Papiam visitandum corpus beati Augustini" (160). Pure del Gennaio 1393 abbiamo un documento in cui si dice: "in ecclesia S. Augustini" (161). L’anno 1394 gli Eremitani supplicano il papa Bonifacio IX che ad essi compatisca "ob reverentiam beatissimi Augustini, cuius corpus in dicta ecclesia (S. Petri) honorifice requiescit" (162). Pure dello stesso anno 1394 in una bolla di Bonifacio IX si ha: "in qua quidem ecclesia […] sacrum corpus eiusdem sancti (Augustini) conservari sollemniter et tumulatum fore dicebatur, prout dicitur". Usa le medesime espressioni di Giovanni XXII, di cui proprio qui cita la bolla (163). L’anno 1395 Gian Galeazzo Visconti si mostra grazioso agli Eremitani concedendo loro l’esenzione delle tasse di successione "ob reverentiam beatissimi Augustini, cuius corpus in eorum ecclesia requiescit" (164). L’anno 1399 il medesimo Gian Galeazzo dispone in testamento "quod arca marmorea, qui est in ecclesia S. Augustini […] compleatur et corpus S. Augustini, quod esse dicitur in ipsa ecclesia, reponatur in archa predicta" (165). Nella Bolla di Bonifacio IX del 21 aprile 1400 si dice: "et quia ex eo quod praefata ecclesia in qua corpus eiusdem sancti Augustini venerabiliter requiescit". E relativamente al luogo del sepolcro: "et quoniam altare maius et altare inferius iuxta corpus ipsius beati Augustini per indivisum veniunt" (166). L’anno 1404 l’Università degli artisti e dei medici delibera di presentare ogni anno nel giorno della sua festa una offerta a S. Agostino, cioè evidentemente per onorare il sepolcro del glorioso Santo (167). Giacomo Dal Verme nel suo testamento dell’anno 1406 lascia il prezzo di una casa in Pavia allo scopo: "quod arca nova existens in sacristia dictae ecclesiae, Augustino corpori debeat superponi in loco debito" (168). Nella cronaca di S. Antonino(169) dell’anno 1459 si legge: "cum autem corpus sacratissimum beati Augustini de Afhrica fuisset translatum in Sardiniam et postea in processu multi temporis inde translatum Papiam in ecclesia, quae dicitur sancti Petri de coelo aureo". L’anno 1462 gli ambasciatori di Firenze, venuti a Pavia per congratularsi con Luigi XI di Francia per la sua esaltazione al trono, visitano la basilica di S. Agostino, dove vedono la sepoltura del corpo Santo: "vedemo in Pavia nella Chiesa di S. Augostino sotto le volte del choro, direto a un altare che è in una cappella di sotto la chiesa (cioè la cripta), la sepoltura dov’è il corpo di S. Augostino", e nella Sagrestia vedono pure una bellissima sepoltura in marmo ovvero alabastro, in colonne con volta ed intagli a figure, la presente arca monumentale, fatta per mettere detto corpo, che non ci fu messo mai" (170). Il Causidico Antonio Preoltoni nel suo testamento del 1471 lascia "conventui sancti Augustini Papiae florenos quinquaginta monete currentis […] convertendos et quos converti vult et iubet in ornatum sacri sepulcri corporis sancti Augustini existentis in confessorio ipsius ecclesiae" (171). Lo "Egregius et sapiens gramatice professor Dominicus magister Cosimus de Colexinis", nel suo testamento del 1487, prescrive che si celebri "singulo anno, perpetuo in die vigilia festi omnium sanctorum cuiuslibet anni, missam unam in cantu in ecclesia sancti Augustini predicti, situm in confessore eiusdem ad honorem et gloria S. Augustini". Il medesimo Cosma Colesini in un altro testamento posteriore del 1499, modificando il giorno della messa da celebrarsi, stabilisce che "singulo anno perpetuo in die immediate precedenti diem vigilia festi S. Augustini", si celebri "unam missam solempnem in cantu in ecclesia S. Augustini Papiae, in confessore et ad altare ubi de presenti dicitur fore corpus sancti Augustini predicti, et si in futurum continget ipsum corpus translari et seu reponi in alio loco, quod missa ipsa celebreretur et celebrari debeat ad altare ubi repositum fuerit ipsum corpus" (172). Anche qui si ha una prova palmare che il corpo del Santo fosse lì nella cripta "in confessore" e dietro l’altare col quale formava quasi una sola cosa "ad altare ubi de presenti eicitur fore corpus sancti Augustini". Abbiamo anche la testimonianza di scrittori. Così Agostino Ticinese, Canonico Regolare Lateranense, l’anno 1500, riferisce (173): "Canonicis etiam pertinebat ornare lampadibus et coelum eius in confessione, ubi sanctissimi Patris Augustini corpus iacet". Il Gualla pure nel 1500 (174) parla della confessione: "Liutprandus ipse […] multo Papiae populo summa cum veneratione illud sacratissimi corpus usque Ticinum eiusdem regni domicilium deferri fecit eoque in aureo templo decenti conferroris loco pretiosis mirailiter ornatum locavit". Bernardino Baracchi nel suo testamento del 14 Giugno 1501 decretò un rublo di olio in perpetuo alli RR. PP. di S. Agostino per illuminare il corpo di S. Agostino (175). Il Bossi (176) sotto l’anno 1503 riferisce che Pavia oppressa dalla peste fa un voto a S. Agostino e viene liberata; riporta l’iscrizione, in lettre maiuscole, pinte nella sala ove risiedono i Decurioni della Città, le quali sono di sotto dell’immagine (177). Abbiamo poi dell’anno 1507 una deliberazione del Comune di Pavia, ove è ricordato che "De anno curso 1503, dum vigeret acerbissima pestis […] cives tunc astantes cum officialibus devotissime reverentes ad prelibatum gloriosissimum corpus veniendo ac votum faciendo" si ordina che nel dì della festa del Santo che li ha liberati... "fiat omnimodo dicta oblatio […] et invitetur populus et deferantur dicte torcie et oblationem predictam" (178). Nell’anno 1509 sini i Patti e Convenzioni tra gli Eremitani e i Canonici Lateranensi entrati in S. Pietro in Ciel d’Oro, dove si dice: "item quod si contigerit aliquam expensam fieri in campanilli, aut circa altare maius, aut altare Beati Augustini et sepulchrum eius inferius [...] expensae sint et debeant esse communes" (179). I nobili coniugi Terzaghi l’anno 1521, fanno una donazione agli Agostiniani "ob singularem devotionem et amorem quam et quem habuerunt et habent Divo Augustino, cuius gloriosissimum corpus iacet in dicto monasterio seu eius ecclesia" (180). Dell’anno 1526 abbiamo il testamento della nobile Elisabetta Beccaria-Giorgi, col quale "dat et legat sacristie, seu monasterii sancti Augustini Papie, pellem unam olley olio singulo anno, pro illuminari faciendo per fratres dicti monasterii, in lampadibus beatum corpus divi Augustini Doctoris ecclesie et eidem sacristie seu monasterio dandam et tradendam singulo anno in perpetuum per infrascriptos eius heredes pro illuminando dictum corpus, gravans priorem et fratres dicti monasterii de dicto olleo ad illuminandum dictum corpus" (181). Dell’anno 1570 esiste un documento (182) riguardante la lite del 1569 per i vespri di S. Nicola: "et perchè sono più de ducenti anni che li Eremitani godeno detto monasterio da essi fabbricato et tantum assi Canonici non sono più de anni 53 che sono in detto monasterio como mansionarii et gli è il corpo del gloriosissimo Augustino". Pure del 1570 esiste un documento (183) in cui si dice: "li Agostiniani sono istituiti padroni per la bolla di Papa Giovanni XXII, dicendo che havendo loro il corpo di S. Agostino nella Chiesa di Pavia". Del 1571 vi è una lettera al papa del Senato di Milano, in cui si dice: "in eo templo iacet ac religiosissime colitur corpus S. Augustini" (184). Dello stesso anno in "Deliberazioni e lettere del Comune per S. Pietro in Ciel d’Oro si dice: "Corpus Divi Augustini, diligentia Liutprandi olim Longobardorum regis, translatum fuit" (185). Nella visita del vescovo Angelo Peruzzi a S. Paolo e S. Agostino del 21 Ottobre 1576 si dice: "ecclesiam sanctorum Petri et Pauli in caelo aureo Papiensi in qua (ut dicitur) corpus beati Patri Augustini est reconditum" (186). Dell’anno 1575 è il decreto del capitolo generale degli Eremitani, in cui si dice: "Prima autem omnium Provincia nostra Lusitana bis mille aureos nummos exposuit, ad duodecim lampades fovendas coram altari inferioris sacelli ubi sacratis magni Parentis nostri ossa condita sunt" (187). L’anno 1580 il Pontefice Gregorio XIII vieta le ricerche del corpo di S. Agostino ed il vescovo di Pavia intima il breve pontificio. Comanda che si infliggano punizioni e scomuniche "Canonicis Regularibus ac Fratribus ordinis Heremitarum sancti Augistini, istius civitatis Papiensis, et quibusvis aliis personis ne ullo praetextu aut quovis quaesito colore, sudeant vel praesumant quicquam in eadem ecclesia aut alibi innovare, quaerere, fodere, seu rem aliquam movere, circa inquirendum corpus sancti Augustini, sed omnia, prout erant antequam hoc attentaretur, in suo pristino statu stare hac manere permittant et nihil prorsus sine expressa licentia nostra, in criptis concedenda, de super quoquomodo fieri sinas" (188). E più avanti: "opinionem illam in cripta ecclesiae ubi secundum historias et privilegia summorum Pontificum corpus beati patris Augustini honorifice est reconditum". In un documento del Comune di Pavia dell’anno 1581 si ha: "e tanto più essendo state portate d’Africa e Sardegna, con devozione e spesa incredibile et arricchita essa città delle santissime reliquie di S. Agostino protettor nostro et capo della sua Religione" (189). L’anno 1583 in una lettera del Comune di Pavia al Priore Generale degli Agostiniani, si dice: Essendo agli anni passati priore del monastero di S. Agostino di questa nostra città il Rev. P. M. Giov. Ant. Marinone hebbe lettere da Roma che in essa città erano stati depositati danari in assai buona qualità per far fare un lampadario d’argento che di continuo si tenesse nel luogo ove si trova riposto il corpo di S. Agostino gloriosissimo nostro particolare protettore" (190). Ed anche: "trovandosi il Rev.mo ed Ill.mo Card. Paleotto insieme con Mons. nostro rev.mo et molti signori della città a torre la perdonanza al detto glorioso corpo". Nel 1588 abbiamo una lettera del Comune che rinnova le istanze per il Capitolo Generale in Pavia (191). Dicesi: "In hac civitate nostra, cum in ea et in ecclesia dictae religionis sint reconditae reliquiae beatissimi patris Augustini doctoris almi catholicae ecclesiae et protectoris nostri". Del 1579 abbiamo la relazione di Mons. Bastoni (192) in cui si dice: "Ex puteo prope sepulchrum Sancti Augustini doctoris cuius corpus ibidem extitit aquam haustam bibentes devote ad febres expellendas prodesse plurimum existimant eum ipsum inter patronos ipsius civitatis venerentur". Del 1601 abbiamo un documento (193) intorno alla denominazione della chiesa in cui si dice: "de tollenda dicta ecclesia […] predicta et illam Divo Augustino dicare qui contentatur corpus eius sepeliri in ipsius apostolorum principis dicto templo", ed anche: "dicit quod licet in cedulis fuerit dicta ecclesia appellata S. Augustini ex hoc non tollitur dedicatio […] negatur cum dicta ecclesia fuerit dicata Divo Petro et etiam ita appellari, sed ob depositionem corporis predicti divi patris Augustini et ita millies etiam in conventionibus inhitis dicitur". Nel 1603 abbiano delle convenzioni (194), in cui si conviene sull’ufficio della traslazione del 28 Ottobre: "E più alli 28 di Febbraio nella seconda traslazione del P.re S. Agostino si dichi questa orazione: Deus qui transmisisti populum tuum promare rubro et sanctissimi tui doctoris Augustini corpus supra marinis verticis transferri voluisti et in loco tibi placito collocari, concede quesum illius precibus nos de morte ad vitam transire, cuius hodie translationem celebramus". L’anno 1605 (195), Guglielmo Bastoni, vescovo pavese, chiama la Chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro "ecclesiam Sancti Sancti Augustini", il che dimostra appunto il continuare della tradizione favorevole. L’anno 1607 (196) il consiglio maggiore della città, parlando della chiesa di S. Agostino, dice: "verum etiam ad maiorem animi gratitudinem ostendendam eandem ecclesiam in qua sanctissimae eius reliquiae iacent". Pure del 1607 in un documento (197) in cui si tratta della denominazione di S. Agostino data a S. Pietro in Ciel d’Oro, dicesi: "(la città di Pavia) essendo arricchita di un tanto tesoro inestimabile, che sono le reliquie di sì gran dottore". E più avanti: "tanta semper fuit huius ticinensis civitatis pietas ac devotio in divum Augustinum, cum tanti doctoris sanctae ecclesiae luminis sit ornata reliquia". In un documento dell’anno 1606 (198) si dice: "benchè la città nostra mal volentieri s’intromette in affari de’ religiosi, niente di meno la devotione grande qual porta al glorioso corpo di S. Agostino suo diffensore che in essa giace". Nell’anno 1617 il Ripamonti (199) dipinge la magnificenza della cripta e dice: "non si poteva assegnare a un tanto dottore della Chiesa, posto in arca d’argento, luogo più onorevole". Dell’anno 1620 si ha un documento: "Pratiche e difficoltà per l’offerta del Comune di S. Agostino" in cui si dice: "et deportare in ecclesia in qua requiescit gloriosissimi praefati sancti corpus" (200). Dell’anno 1627 abbiamo una lettera al M. Rev. Procuratore generale del Michelangelo di Pavia per i pontificali celebrati da don Glicerio Landriano preposito di S. Pietro in Ciel d’Oro nella festa di S. Agostino (201), in cui si dice: "essendo l’uso che in detta festa i Padri Canonici cantino a mezza mattina in circa una messa nello scurolo sotto al choro loco dove giace il corpo del glorioso Padre". E più avanti: "Al vespero essendo l’uso di incensare l’altar maggiore dello scurolo sotto al choro dove giace il corpo del P. S. Agostino". Urbano VIII in una sua Bolla del 10 ottobre 1635 (202) dice, dopo aver parlato della chiesa di S. Pietro in Ciel d’Oro: "in qua S. Corporis S. Augustini ecclesiae doctoris eximii venerantur". Andrea Scotto (203) nell’itinerario del 1655 dice: "A Liutprando Rege D. Petri, coelum aurem coenobium in quo D. Augustini corpus ab eodem a Sardinia deportatur, altissimo et marmoreo sepulchro servatur". Il medesimo trovasi in Franciscus Scottus (204). Mario Pirogalli l’anno 1655 (205) dice: "Correva il giorno seguente la festività del gran Dottore della Chiesa Agostino Santo il cui corpo riposa nella stessa chiesa al santo dedicata nella medesima città di Pavia". E più avanti: "Mons. Vescovo fece varie processioni; la prima fu alli 19 Settembre, visitando tutte le Chiese, nelle quali riposano le reliquie dei Santi Vescovi di Pavia e il corpo di S. Agostino". Francesco Scoto nel suo Itinerario dell’anno 1659 (206) dice: "Fu edificato da Liutprando re il Monastero di S. Pietro in Cielo aureo ove riposa il venerando corpo di S. Agostino che l’haveva quivi fatto portar di Sardegna", il quale "si custodisce con gran riverenza in una artificiosa sepoltura di marmo". Per attestare che la tradizione favorevole all’identità continua, cito la testimonianza dello scrittore pavese Bartolomeo Pietragrassa, il quale l’anno 1667 (207) dice: "la deposizione delle dette sacre ossa fatta dal re Liutprando fu in quel sacrario intendasi lo scurolo, o sia la confessione di detta chiesa". Finalmente dell’anno 1682, e cioè tredici anni prima della scoperta del sacro Corpo, ho potuto avere dall’Archivio Generale di Roma un documento del P. Gen. Valvassorio Domenico, il quale nella santa visita in Pavia dispose che il santo sepolcro di S. Agostino fosse più decentemente ornato e meglio decorato (208). Eccone il tenore: "Die sabbati XV Augusti et e aegre ferentes quod sacra sordescerent Magni Parentis altare, et sepulchrum, ut decentius ibidem excoleretur Augustini Bustum, iussimus P. Secretarium Ord., una cum P. Bacc. Livio Petra ad P. D. Hieronymum Folbertum praepositum S. Petri in coelo aureo et una nobiscum operam suam impenderit quo honestius a fidelibus veneraretur prompte promisit acturum cum Canonicis, ut tam insigne pietatis opus, ad finem perduceret. Centum argenti scuta pro parte nostra erogari iussimus. Multa hoc super negotio praesentita fuere". Si vede adunque che se si ordina di ornare il sepolcro di S. Agostino tredici anni prima del 1695, non si ignora il luogo di esso, come si vorrebbe da coloro che mettono in dubbio l’identità, m che è ben conosciuta dai medesimi Canonici Regolari.

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(126) P. DIACONUSHistoria Longobardorum, lib. VI, n. 48, in MGH, Ed. Waitz et Bethmann - Scriptores, pag. 12.

(127) BEDAChronicon sive de sex aetatibus… cit., vol. I, pag. 101.

(128) Martyrologium Bedae, in Acta Sanctorum, Augustus, t. VI, p. 365: die 28 Augusti "in Africa S. Augustini Ep. qui primo de sua civitate propter barbaros Sardinia translatus, nuper a Liutprando rege Longobardorum Ticinis relatus et honorifice conditus est".

(129) Martyrologium ab Usuardo emandatum, Pavia 1487. Biblioteca Universitaria. Trovasi tra gli incunaboli (112-A-39). In tre luoghi commemora la traslazione di S. Agostino dalla Sardegna a Pavia. 1) Pridie chalendas martias (28 Febbraio) "Papie translatio reliquia sanctissimi doctoris et patris nostri Augustini episcopi et confessoris". 2) Quinto kalendas Septembris (28 Agosto): In Africa civitate Iponensi natale sanctissimi patris nostri Augustini episcopi ecclesiae, doctoris eximii; cuius melliflua doctrina et sanctitate tota splendet ecclesia; qui primum de sua civitate propter barbaros Sardiniam traslatus est; postea a Liutprando rege Papiam delatus et honorifice conditus est". 3) Quinto idus Octobris (11 Ottobre) "Papie translatio et reconditis corporis sanctissimi patris nostri Augustini episcopi et confessoris".

(130) SIGISBERTUS GEMBLACENSISChronografia, in MGH, Scriptores, vol. VI, pag. 330.

(131) MARIANUS SCOTUSChronicon, in MGH, Scriptores, vol. V, pag. 546.

(132) Liber Pontificalis, Ediz. Duchesne, vol. I, pag. 430.

(133) Nel DE ROSSIInscriptiones Christianae Urbis Romae, vol. II, parte I, pag. 38, an. 715-731, abbiamo un’epigrafe greca: "Deum verbum intuemini auro divinitus sculptam petram in qua stabilitus non concutior". Si può leggere nell’abside maggiore, recentemente riprodotta dal pittore Prof. Loverini di Bergamo.

(134) POTTHAST V.A., Wegweiser curch die Geschichte Waeche d. Europ. Mittelalt., Berlino 1862, pag. 568.

(135) JAFFE’-LOEWENFELDRegesta Pont. Roman., vol. I, pag. 512. BOSISIO, Concilia Papiensia, pag. 66.

(136) GUILLELMUS MALMESBURIENSISDe gestis Pontif. Angl., in MGH, Scriptores, vol. X, pag. 454.

(137) BERETTA G., Lychnus chronol. iudid., 198.

(138) JAFFE’-LOEWENFELDRegesta Pont. Roman., vol. I, pag. 551.

(139) v. PENNOTTIHistoria tripartita, pag. 204; ROBOLININotizie, vol. III, pag. 254; JAFFE’-LOEWENFELDRegesta Pont. Roman., vol. I, pag. 856.

(140) GOTIFRIDUS VITERBIENSISPantheon, in MGH, vol. XXII, pag. 200.

(141) PHILIPPUS BONA, Spei abbas, Vita S. Augustini in Opera omnia, cap. 33, pagg. 706-707.

(142) GALVANEUS FLAMMAChronicon Majus, in Miscellanea di Storia Italiana, Dep. di St. Patria, t. VII, pag. 750, Torino 1869.

(143) PENNOTTIHistoria tripartita, I, pag. 62.

(144) Catalog. Rodobaldino, Boni e Maiocchi, pag. 25.

(145) VINCENTIUS BELLOVACENSISSpeculum Historiale, L.XXIII, cap. 148 in MGH, Scriptores, vol. XXIV, pag. 164.

(146) MURATORI, Anonimus Ticinensis, De laudibus Papie, in Rer. Ital. Script., vol. XV, p. 41, Città di Castello 1903; ROBOLININotizie, v. III, p. 310.

(147) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. I, doc.7.

(148) Ibid., doc. XV.

(149) Anonimus Ticinensis, De laudibus Papie, in MURATORI, Rer. Ital. Script., p. 40.

(150) Bibl. Univ. Pavia, codice 428, cartella A, n. 4.

(151) Bibl. Univ., Pavia, codice 428, pergamena S. Agostino.

(152) Archivio di Stato di Milano, Pergamene di S. Pietro in Ciel d’Oro.

(153) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. I, doc.27.

(154) TORELLI, Secoli Agostiniani, vol. V, p. 518.

(155) Bibl. Univ. Pavia, Ms Pietragrassa n. 133.

(156) Manosc. Bossi, Chiese, n. 182, Biblioteca Univ. di Pavia.

(157) Codex diplomaticus OSA, cit., pag. 295.

(158) Manosc. Bossi, Chiese, n. 182, Biblioteca Univ. di Pavia.

(159) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. IV, doc. 89bis.

(160) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. IV, doc. 101bis.

(161) Archivio di Stato di Milano, Agostiniani, pacco 6.

(162) Archivio di Stato di Milano, Pergamena di S. Agostino.

(163) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. I, doc. VI-VII.

(164) Bibl. Univ. Pavia, cod. n. 428, Pergamena di S. Agostino.

(165) OSIODocumenti Diplomatici, vol. I, pagg. 337-338.

(166) Archivio di Stato di Milano, Libro Rosso di S. Pietro in Ciel d’Oro.

(167) Bibl. Univ., Pavia, codice 428, pergamena S. Agostino.

(168) MAGENTA C., I Visconti e gli Sforza nel castello di Pavia, vol. I, pag. 164.

(169) Cronaca di S. Antonino, parte III, cap. XIV, p. 807.

(170) Arch. Stor. Ital., serie 3, tomo I, p. 45, Firenze 1865.

(171) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. II, doc. 359.

(172) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. II, doc. DCXVI-DCXXX.

(173) AUGUSTINUS TICINENSISDe situ orbis, pag. 4 ; PENNOTUSHistoria tripartita, parte III, p. 667.

(174) GUALLA J., Sanctuarium Papiae, l. IV, cap. XIII.

(175) Bibl. Univ., Pavia, codice 428, cat. A, senza fodera.

(176) Bibl. Univ. Pavia, Ms Bossi n. 182, Chiese.

(177) Anno 1503. Urbe nostra sevissima peste affecta irritoque humano auxilio Patres Patrie divo Augustino celesti protectori duodeviginti faces abas quotannis oblatum nuncupato voto, salubrem stato inpetravere.

(178) Arch. Museo Civico di Pavia, Atti di Provvis., pacco 5.

(179) Bibl. Univ., Pavia, codice 428, pergamene S. Agostino.

(180) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. II, doc. 285.

(181) Arch. Notarile di Pavia, Atti di G. F. Regina.

(182) Archivio di Stato di Milano, Pergamena di S. Pietro in Ciel d’Oro.

(183) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. IV, doc. 1025.

(184) Codex diplomaticus OSA, cit., vol. IV, doc. 1027.

(185) Arch. Museo Civico di Storia Patria, Pavia.

(186) Arch. Curia Vescovile, Pavia. Visita del Vescovo Angelo Peruzzi, vol. I.

(187) Collectio actorum, vol. I, pag. 135.

(188) Archivio di Stato di Milano, Agostiniani, pacco VI.

(189) Arch. Museo Civico di Pavia, Atti di Provvis., pacco 29.

(190) Arch. Museo Civico di Storia Patria di Pavia, pacco Religiosi.

(191) Arch. Museo Civico di PV, Atti di Provvis., pacco 31; Arch. Notarile Ammin. Munic., pacco 1586-93.

(192) Bibl. Univ. Pavia, Ms n. 408, Cartella A n. 12.

(193) Arch. Notarile di Pavia, Atti di G. B. Valenti.

(194) Archivio di Stato di Milano, Agostiniani, pacco n. 129.

(195) Archivio di Stato di Milano, Agostiniani, pacco n. 130.

(196) Archivio di Stato di Milano, Agostiniani, pacco n. 129.

(197) Arch. Museo Civico di Pavia, Pacco Religiosi, Atti di Provvis., pag. 35.

(198) Arch. Museo Civico di Pavia, Pacco Religiosi.

(199) RIPAMONTIUS J., in decade I, Historiarum ecclesiae mediolanensis, lib. IX, pag. 563.

(200) Arch. Notarile e del Museo Civico di Pavia.

(201) Archivio di Stato di Milano, Agostiniani, pacco n. 29.

(202) Bolla di Urbano VIII, vedi testo infra.

(203) SCOTTI A., Itinerarium Italia Amsterdam, 1655, pag. 49.

(204) SCOTTUS F., Itinerarium Nobiliorum Italiae Regionum, Vicentiae 1601, pag. 130.

(205) PIROGALLI M., Le glorie di Pavia dallo stretto assedio e liberazione di essa riportate contro l’armi di Francia, di Savoia, di Modena, Pavia 1655, pagg. 218-298.

(206) SCOTO F., Itinerario…, Padova 1659, pag. 143.

(207) PIETRAGRASSA B., Narrativa della traslazione del corpo di S. Agostino, pag. 13.

(208) Arch. Gen. OSA, Roma: Regestum 121, 1682, pag. 203.