S. Agostino

Convento S. Agostino

(noto anche come S. Maria) - Macerata (MC) Italia

Ordine di Sant'Agostino

Scheda di approfondimento

Ubicato in piazza Strambi - in prossimità della pieve di San Giuliano, del palazzetto del Gastaldo del Vescovo di Fermo e del querciolo, ove il Podestà rendeva giustizia (abbattuto nel 1464) - l’edificio costituisce uno dei maggiori complessi edilizi del centro storico di Macerata. Gli Eremitani di Sant’Agostino, che godettero delle medesime indulgenze concesse da papa Innocenzo IV nel 1246 ai confratelli di Toscana, s’insediarono in quest’area ceduta loro dai Cistercensi di Fiastra, nel 1245. Dovevano aver già ultimato almeno la costruzione del convento tra il 1279 e il 1289 se in quegli stessi anni il chiostro era designato a luogo delle sedute dei Consigli generali del Comune. Ad appena venti anni dalla fondazione qui risiedette, almeno per due anni dal 1265 al 1266 san Nicola da Tolentino, che vi operò non pochi di quei prodigi che proprio qui furono esaminati nel processo canonico del 1325; e, a ulteriore comprova dell’evidente importanza assunta dal convento, resta il fatto che il maceratese frate Giovanni di Guglielmo, procuratore generale degli Agostiniani della Marca, l’avesse scelto come propria sede dal 1341 al 1344. Nel 1391 il maceratese Antonio di Natuccio fu nominato vescovo titolare di Oleno «in partibus infidelium». Qui c’era anche uno Studio di teologia. Sono documentati nel 1385 un certo frate Matteo da Sassoferrato come «lector» e il suo successore, dal 1387 al 1399, un certo frate Andrea. Dalla Relazione del 1650 risulta che il patrimonio fondiario del complesso ammontava a 107 ettari di terreno. L’affermarsi del convento determinò un primo ampliamento anche della chiesa, che fu iniziata nel 1383 ma risultava ancora inconclusa nel 1425. Il maceratese Antonio Ciminella dotò la chiesa di preziosi arredi nel 1400. Un secondo ampliamento risulta documentato tra il 1457 e il 1460, anche in vista del Capitolo provinciale dell’Ordine qui tenutosi in quell’anno. Tali ampliamenti, del tutto occasionali, richiesero a partire dal 1471 un terzo intervento che fu strutturale e omogeneo. Nel 1480 fu costruito il dormitorio che fu sovvenzionato dalla Corporazione dei Calzolai. La chiesa fu restaurata dal 1497 fino almeno al 1502, quando si tenne qui un altro Capitolo provinciale. Gentili documenta che «nella chiesa era un altare di casa Aurispa, dedicato ai Santi Martiri Antiocheni Giuliano e Basilissa, ed un altro dedicato a S. Monica. Godeva di molte indulgenze e privilegi, e possedeva le insigni Reliquie della santa Croce e del braccio di san Sebastiano, qui portato nel 1482 dal padre Agostiniano Antonio Ciminella da Macerata, che fece anche eseguire per la chiesa un magnifico paliotto d’argento. Nella cappella Mancinelli vi era un bel dipinto del Cavalier d’Arpino». Nel 1537 il convento fu ampliato per la quarta volta. La chiesa, invece, doveva trovarsi in condizioni fatiscenti, se fu permutata con San Giovanni e gli edifici adiacenti a soli quattro anni dall’ultimo restauro documentato nel 1556. Fondata qui l’Università, il primo lettore di Teologia fu l’Agostiniano padre Lorenzo Silvestri da Montalto, che fu seguito dal cardinale Gregorio Petrocchini, al quale si deve la ricostruzione della chiesa, ubicata più a ovest, che fu avviata il 5 dicembre 1578 su progetto dell’architetto maceratese Pompeo Floriani (1545-1600) e fu portata a termine solo nel 1603. La decorazione della chiesa si protrasse fino ad oltre gli anni venti. Antonio Spadoni da Staffolo dipinse tra il 1610 e il 1615 la cappella della Corporazione dei Calzolai. Ernesto Schayck da Utrecht (1527-1626) venne a Macerata nel 1621 per dipingervi la cappella dei Berardi, ove rappresentò San Nicola da Tolentino, e nelle tele laterali i suoi miracoli. Il lavoro si protrasse fino agli ultimi anni del 1625. Il treiese Domenico Pallotti e l’amandolese Stefano Morosi vi dipinsero nel 1622 le cappelle Petrocchini e Giorgetti. Nel 1705 fu ampliato il convento. Dalla veduta di Macerata, pubblicata da Jean Bleau, appare che questa chiesa avesse una facciata a due ordini di tipo manieristico. Tra il 1770 e il 1786 fu di nuovo ricostruita, ancora più a ovest della precedente, e consacrata nel 1802 da Bartolomeo Menochio, sacrista di Pio VII. Della conformazione originaria si conserva solo l’abside, la quale divisa in due, fu destinata nella parte superiore a cappella, e nella parte inferiore a refettorio dei seminaristi. L’impianto attuale dell’edificio risale al XIX secolo, ma presenta ancora tracce evidenti della conformazione originaria, del XIII secolo, a partire dalla chiesa seicentesca fino all’intervento ottocentesco e ai successivi ampliamenti della prima metà del XX secolo. La costruzione, articolata su quattro livelli, presenta facciate imponenti arricchite da fasce marcapiano, cornicioni di pregio, motivi architettonici di decorazione delle aperture, verso piazza Strambi e via Don Minzoni. Lungo tali facciate, in muratura di mattoni a vista, si aprono l’imponente portone a bugnato, verso la piazza, le sette aperture lungo via Don Minzoni, e tre ordini di finestre, le cui dimensioni e l’apparato decorativo decrescono man mano che si sale dal livello inferiore a quello superiore. Percorrendo via Zara, dall’angolo con via Don Minzoni, per un primo tratto prosegue il fabbricato principale, meno ricco di motivi ornamentali, affiancato da un corpo secondario, di altezza limitata a due piani, realizzato negli anni venti a delimitazione della corte interna che anticamente si apriva lungo la via. Al di sopra di questo corpo aggiunto si scorge il fianco di un ulteriore corpo di fabbrica, realizzato nel 1926, costituito da una loggia, prospiciente il cortile interno, che si estende parallelamente a via Don Miozoni, che è stata restaurata nel recente restauro del 1990 insieme alla scala in graniglia di accesso al terzo piano frutto della ristrutturazione della prima metà del XIX secolo. All’interno l’edificio non presenta elementi di particolare pregio architettonico, ad eccezione dei corridoi principali dei primi tre piani, voltati e decorati da paraste, cornici e capitelli, e della scala d’accesso ai piani superiori, realizzata con archi rampanti sorretti da colonne in mattoni, a sezione circolare rastremata, e che sorreggono volte a vela lungo le rampe e volte a crociera in corrispondenza dei pianerottoli. Solo le stanze adiacenti ai corridoi sono coperte a volta al piano terreno e, in parte, al primo piano. Nel corso del restauro del 1985-1990 sono stati rinvenuti i fregi e le paraste in mattoni, risalenti al XVI-XVII secolo, che decoravano le pareti dell’abside e del transetto. Sono state portate alla luce le due imponenti colonne in laterizio - alte circa 8 metri e di diametro variabile da oltre 1 metro a 75 centimetri - che ornavano gli angoli tra l’abside e il transetto. Inoltre da una lettura tipologica delle murature è emerso che la parete di facciata della chiesa si trovava in posizione arretrata di circa 10 metri rispetto all’attuale facciata di via Don Minzoni, come dimostrano sia il rinvenimento su quello stesso lato di una porzione di parete decorata da fasce aggettanti in laterizio e dalle tracce di affreschi, sia la configurazione della struttura nella pianta di Pierre Mortier. Soppressi da Napoleone nel 1798, i religiosi poterono riaprire il convento due anni dopo, quando fu restaurato il Governo Pontificio, ma furono di nuovo espulsi nel 1810. Non facendo più ritorno a Macerata il convento fu ceduto da Pio VII al vescovo Vincenzo Strambi nel 1821 a beneficio delle opere pie. Il successore del santo, monsignor Francesco Ansaldo Teloni, nel 1835, col permesso della Santa Sede, trasformò il vecchio convento in seminario qui attivo fino al 1954. Attualmente è sede della Facoltà di Scienze Bancarie e Assicurative dell’Università degli Studi di Macerata.

Tiziana Marozzi

Insediamento
Denominazione S. Agostino
Denominazione alla fondazione
Varianti S. Maria
Tipologia Convento
Categoria
Condizioni
Stato possesso
Monastero femminile No
Sito web
Email
Complesso conventuale
Denominazione
Denominazione alla fondazione
Varianti
Tipologia
Edificio di culto
Denominazione
Denominazione alla fondazione
Varianti
Titolo
Dipendenza
Denominazione
Denominazione alla fondazione
Varianti
Tipologia
Titolo