Il grandioso convento degli agostiniani sorse nella seconda metà del ‘500, e precisamente nel 1573, col consenso dell’ordinario diocesano. Nel 1599 la famiglia conventuale annoverava il Priore e tre frati, mentre altri tre erano stati trasferiti in altri conventi. Il convento fu ricostruito nel 1644. La chiesa annessa della Madonna del Carmine nella forma attuale, in perfetto stile barocco, risale alla seconda metà del ‘600. L’autore è Francesco Manuli secondo i disegni, specialmente nella parte superiore, di Giuseppe Zimbalo. L’interno, che ha il coro appartenente alla chiesa cinquecentesca, conta decenni di abbandono e solo di recente è stato restaurato. Tra le poche opere artistiche conservate l’altare di S. Nicola da Tolentino (1656) di Placido Boffelli, grande esponente del Barocco leccese.
Dalla Relazione innocenziana del 23 marzo 1650, redatta dal priore fra Salvatore Aloisio da Melpignano, si evince che in quell’anno vi erano 5 sacerdoti, un professo e un converso, e che risiedeva colà anche il Provinciale, Fra Giacomo Matteo Rubi da Melpignano.
Michele Sforza