Il nuovo insediamento, costruito dopo la concessione vescovile del 1399, comprende la chiesa dedicata alla Madonna e il convento intitolato a sant’Antonio da Vienne. Questo convento fu chiuso nel 1652, successivamente riaperto e nuovamente soppresso nel 1867. Nel 1873 ospitava ancora tre religiosi; riacquistato nel 1874, nel 1917 fu affidato alle Clarisse per mancanza di frati.
La struttura appare inglobata in una serie di altri edifici. La chiesa presenta un’apparecchiatura muraria a fasce bicrome costituita da un corso di grandi conci di calcare intercalato da due corsi in laterizio; il portale è quadrangolare, con stipiti e architrave in cotto sormontato da decorazione a volute barocche con un oculo al centro. Il campanile ha in alto aperture monofore. La Relazione del 1650 parla di «strottura mediocre con un chiostro piccolino, capendo in esso in tutto il refettorio, che è bello, stanze n. 18 [...]». È probabile che il nucleo della chiesa sia quello originario; la facciata è invece frutto di una ricostruzione ex novo effettuata nel 1850 da tale Cesari Giosafat per grazia ricevuta. L’elemento datato più interessante dal punto di vista artistico è il refettorio cinquecentesco con soffitto decorato a grottesche e scene sacre ad affresco risalente al 1602, opera di un anonimo artista, forse l’arceviese Lelio Leoncini, il cui linguaggio pittorico rimanda agli Zuccari: vi si trovano effigiati i principali santi dell’Ordine. All’interno della chiesa, la cappella dedicata a san Nicola da Tolentino risale alla seconda metà del XVII secolo: al di sopra dell’altare in stucco si apre una nicchia contenente una statua del santo opera dello scultore Leonardo Scaglia. A cornu epistolae si trova un altare in terracotta smaltata attribuito a Mattia Della Robbia (1528) raffigurante l’Annunciazione.
Paolo Cruciani